Il Museo

Il Museo della Canzone Italiana, ideato e fondato da Erio Tripodi, trova collocazione in un pittoresco angolo del Ponente Ligure, a Vallecrosia, tra Sanremo e Montecarlo, nel suggestivo Parco delle Sette Note all’ombra di una piccola cappella consacrata a Santa Cecilia.

Nel parco staziona un autentico treno del primo novecento con una locomotiva “Cirilla” e carrozze “centoporte” strutturate a saloni dove e’ custodita la completa testimonianza della ricerca dell’uomo nel tempo per “catturare” e riprodurre il suono e la voce umana:

Scatole musicali, diverse varieta’ di organetti di Barberia e pianini meccanici che hanno contribuito a diffondere il grande repertorio della canzone napoletana, carillons, carta perforata, dischi quadrati e rotondi, microfoni, juke- box, radio, strumenti musicali di ogni tipo ed epoca. Tutto perfettamente funzionante!

Si possono ammirare, fra tutti, il violino e la bacchetta di direttore d’orchestra di Cinico Angelini e Pippo Barzizza, la fisarmonica di Gorni Kramer, il sax di Fausto Papetti, il passaporto di Giacomo Puccini, la chitarra di Adriano Celentano, le lettere di Lina Cavalieri e una romanza inedita di Ruggero Leoncavallo.

Per gli amanti delle cifre, bastera’ ricordare che nel museo sono conservati settantamila dischi catalogati (su duecentomila), diecimila spartiti musicali catalogati (su trecentomila), milleduecento spartiti musicali del Festival di Sanremo catalogati, su cinquemila, a partire dal 1951.

E proprio il Festival della Canzone Italiana e’ ampiamente documentato da fotografie, autografi, dischi, locandine, bozzetti di scenografie e microfoni utilizzati durante la kermesse canora.

Una banca dati a cui si rivolgono studiosi ed appassionati.



Il Museo è stato inaugurato nel 1987 da Luciano Pavarotti, Presidente Onorario.

«Per me che avevo la canzone nel cuore, gli idoli che popolavano i miei sogni artisti e interpreti venivano immaginati come personaggi di uno straordinario pianeta chiamato "Galleria del Corso".
Quando, alcuni anni fa, andai a Milano per scoprire quel mondo magico, conobbi quei personaggi e fui felice di trovare la sensibilità e la cordialità che mi ero aspettato, ma fui grato, soprattutto, dell'amicizia che mi donarono e mi dimostrarono rendendomi la visita. Poi, lentamente ma inesorabilmente, una pianificazione emarginante sgretolava quel mondo di artisti che aveva scritto la storia della canzone italiana. Un'amara realtà troppo difficile da accettare!
E' nata così l'idea di creare un Museo che tenesse vita nel tempo la testimonianza di una storia d'arte popolare da custodire, da far ritrovare e da far conoscere, soprattutto ai giovani, nella sua grande tradizione. Il Museo della canzone italiana è la nostra realtà! Questo lo dovevo ai personaggi dei miei sogni giovanili, ora miei fraterni amici».

Erio Tripodi